Quando una persona decide di rivolgersi ad un coach? Quando una persona decide di rivolgersi ad un coach, quindi? In ambito business questa risposta le risolva l’HR manager, che definisce le attività formative, come vediamo più avanti.
In ambito life, come fa ad orientarsi la persona? Basandosi sulle conoscenze, il passaparola, la fiducia nel professionista coach, in prima battuta, pensando di avere un supporto per il raggiungimento del suo obiettivo… Vediamo qui di seguito gli ambiti e le distinzioni che occorre tenere presente.

In un’azienda è un HR manager che decide, sulla base anche dei progetti e proposte (di Corporate Coaching) delle società di formazione fornitrici, ma non è questo l’aspetto che voglio affrontare. Mi interessa sapere quando una persona, per motivazioni personali e/o professionali decide di rivolgersi ad un coach?
Nella medicina è l’insorgere di una malattia che ci fa andare dal medico.
Nella psicoterapia e nelle relazioni di aiuto, la decisione coinvolge un terreno più labile, ma il disturbo, lo stress, le disfunzionalità, ecc. sono abbastanza codificate e da decenni si sono anche consolidate
procedure nel sistema socio-sanitario che collegano famiglie, scuola, assistenti sociali e psicologi.
Il coaching non è, in senso stretto, una relazione di aiuto. Se un psicoterapeuta si relazione con il suo paziente-cliente in modalità coaching, possiamo definire questo tipo di attività ancora attinente alla psicoterapia.
Il coaching ha bisogno di qualificarsi e di identificarsi, quindi, tra queste aree professionali confinanti:

  • La psicoterapia (perché fare, che si concentra sul passato e sulle cause dei disturbi, problemi)
  • La consulenza (cosa fare, che analizza, trova, prescrive e propone soluzioni, che agisce anche al posto del cliente),
  • La formazione (come fare, il formatore è in una relazione sbilanciata, come quella del
    consulente, con il formatore che sa e che propone/insegna le proprie tecniche/metodi)
  • Il mentoring (come fare, basato sull’esempio e sulla guida alle competenza),
  • La sponsorship (chi diventare, lo sviluppo dell’identità e dei valori, abilitante l’inserimento in un nuovo ruolo o importante compito)
  • La a leadership (che è in grado di abilitare la mission, la vision, di ispirare fino anche a diventare una la guida spirituale)

Il coaching olistico, analitico può sconfinare in uno o più degli ambiti sopra enunciati, arrivando, in alcuni casi, ad essere anche parzialmente prescrittivo.
Il coaching professionale definito da ICF – International Coach Federation, lavora nell’ambito delle motivazioni (cosa volere), promuove il potenziale (cosa diventare) in uno sfondo di identità di ruolo (chi sono e cosa voglio essere).